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I tagli senza palla

 

Le recentissime partite di Coppa Italia hanno confermato che i tagli senza palla sono tornati a far parte a pieno titolo dei sistemi offensivi delle varie squadre, rafforzando l’impressione già manifestatasi nel corso della prima parte del campionato.
Non che in passato, più o meno prossimo, l’uso dei tagli fosse caduto in disgrazia. Piuttosto era scarsamente incisivo, diventando spesso ininfluente sull’esito delle azioni.
Se ci si chiede perché, non è difficile trovare la risposta.
Per stare con Tex Winter – con piena condivisione – che, a chi gli fa notare la qualità del suo sistema di gioco, risponde che “.. è l’esecuzione che ne determina l’efficacia e il successo”, non si può che ribadire che l’attuale momento sì dei tagli senza palla è dovuto, appunto, alla qualità della loro esecuzione. Non più movimenti fini a se stessi, scarsamente pericolosi, eseguiti senza convinzione e in modo tecnicamente e tatticamente improprio– quasi come un diversivo, un semplice disturbo offensivo – ma veri e propri cardini del gioco d’attacco, praticati in modo coordinato, capaci di innestarsi nelle manovre, di garantire la loro continuità e di essere, spesso e volentieri, risolutivi.
In particolare, sono sempre più presenti tre grandi categorie di tagli senza palla: il backdoor, i verticali e gli orizzontali.
Il primo è tornato prepotentemente alla ribalta – ripeto, per qualità di interpretazione e ricorrenza – complice l’influenza esercitata dall’ombra dell’attacco Princeton a cui si richiama Blatt per la sua Benetton. In effetti, questo taglio punisce i difensori distratti e le difese che concentrano la loro attenzione sul pallone o su altre parti del campo, dove magari sono localizzati i giocatori più pericolosi. Una sua corretta interpretazione, a cominciare dall’esecuzione di finte efficaci, non lascia scampo e gli interventi di aiuto, qualora si concretizzino, vengono puniti dallo scarico sull’attaccante lasciato libero dal difensore.
Non da meno sono i blocchi verticali, che sono tornati a mettere in pratica la loro missione: spaccare in due la difesa colpendola al cuore. Con l’aiuto dei movimenti che richiamano l’attenzione difensiva sul perimetro, causando la dilatazione degli spazi fra i difensori, la corsia centrale di penetrazione a canestro assume i connotati di una autostrada aprendo un varco invitante per il taglio a canestro nel quale si può incuneare l’attaccante che sa di poter ricevere un buon passaggio.
Anche i tagli orizzontali sono tornati a colpire con maggiore efficacia le difese. Con la complicità del gioco perimetrale, della minaccia, non sempre reale, del tiro da tre punti e di un buon impiego dei blocchi e di passaggi precisi, consentono a chi taglia (soprattutto se alle spalle dei difensori) di ricevere il pallone in condizioni estremamente favorevoli per andare al tiro con la ragionevole sicurezza di non temere e subire un intervento, anche in extremis, difensivo.
Infine, non si deve trascurare il taglio che, combinandosi con un passaggio lob, dà vita all’alley oop. In questo caso, alla corretta tecnica del taglio e del passaggio e alla loro puntualità di esecuzione si affiancano e fanno da supporto l’esplosività, l’agilità e l’atletismo di chi taglia a canestro. Un gesto che strappa l’ammirato applauso del pubblico e scarica adrenalina in chi se lo gode.
Ce n’è abbastanza per confidare sul mantenimento di questa “abitudine”, auspicando che progressivamente si diffonda a macchia d’olio e coinvolga tutte le categorie fino a diventare un movimento padroneggiato anche dai più giovani. Il gioco non potrà che trarne dei benefici, sarà più efficace, più piacevole e premierà chi saprà farne un uso accorto.

 

TRATTO DA: http://www.lavagnatecnica.it By Giodi

 

    

          

    

  

   

  

   

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